sabato 30 marzo 2013

Diciannovesima puntatta - Diario di Pechino

28 luglio 2011 - Pechino


Da giorni, otto per la precisione, esco di mattina presto e non torno che nel tardo pomeriggio. Mi stanco abbastanza e poi tutte le sere devo fare il bucato perchè si suda molto e io mi cambio spesso.
Oggi sono tornata nel grande bookshop sulla Chang 'An avenue. Ieri me l'ero ricordato piuttosto bene, dopo nove anni, persino il lato della strada dove avrebbe dovuto trovarsi.

Sono ritornata perchè ieri, alla fine di una lunga ricerca, sono riuscita a sbagliare libro: al posto di uno per violoncello avevo comprato quello per ghitarra. Una spiegazione c'è, c'è n'è sempre una, quello per ghitarra era lì per sbaglio su quello scaffale, la ghitarra ad un'occhiata superficiale potrebbe sembrare un violoncello e poi era un libro per principianti, cosa che mancava sullo scaffale degli altri strumenti.

Dunque sono tornata. Riportare un articolo con la confezione intatta, correlato da scontrino non dovrebbe essere un problema. Dalla cassa, invece, mi hanno spedita in ufficio spiegandomi che "solo" dopo aver espletato le dovute funzioni si poteva acquistare il libro nuovo. Uhm, io il libro nuovo ce l'avevo già in mano.

La pedanteria è un'eredità del regime socialista. Io pure fatico a reprimere l'istintiva maestrina che è in me. Confesso che ogni volta che vedo una benchè minima manchevolezza mi viene subito da fare la predica. Non poterlo fare mi da non poca frustrazione.

Sulla metrò, prese in capolinea, ci siamo seduti quasi tutti. Una giovane signora con tre pacchi e la sua ragazzina sono rimaste in piedi. Guardavo la madre che s'asciugava il sudore e non appena ho potuto ho chiamato la ragazzina per dar loro il mio posto. Quanto sono rimasta indignata quando a sedersi è stata la ragazzina mentre la madre era rimasta in piedi con i tre pacchi in mano!

P.s.
Non riesco ad aprire la bottiglia, la porta con la chiave elettronica, il computer di Elena, non riesco a fare bene il numero di telefono etc etc. In compenso viaggio con i mezzi che è una meraviglia.

sabato 23 marzo 2013

Diciottesima puntata - Diario di Pechino











26 luglio 2013 - Pechino


Oggi abbiamo visitato il tempio La Nuvola Bianca.

La prima cosa che mi aveva stupita era la mancanza di folla. Oltre a noi tre, all'entrata non c'era nessuno. Anche in seguito ci sono state delle visitatrici isolate, qualche uomo ma nulla al confronto con altri posti. Il yuan (corte, corile) è tutt'ora attivo, qua e la s'intravvedevano delle abitazioni, qualche monaco s'affrettava verso altri cortili e così via. In un luogo sperduto, ad onta del silenzio e del "tutto chiuso" s'intuiva la funzione degli edifici grazie alla presenza di cassette della posta.

Oggi il cielo era luminoso e alto, il sole emetteva i suoi raggi violenti, l'ombra era fitta e buia.

Nei numerosi templi che si susseguivano si continuava a sentire l'odore dell'incenso che bruciava negli appositi fornelli all'esterno. Non li ho contati ma erano sicuramente oltre una ventina, ognuno dedicato a un personaggio o divinità specifici. In uno, oltre alla dea principale ve n'erano altri sessanta: la combinazione dei Dieci Tronci Celesti con i Dodici Rami Terestri.

In un cortile, poi, si trovavano i bassirilievi dei dodici segni dello zodiaco cinese. Accanto v'erano ventiquattro immagini che rappresentavano la vita di alcuni uomini illustri del passato.

Una volta terminati i templi ci si ritrovava in cortili e sistemi di cortili piuttosto complessi. V'erano dei passaggi coperti, piccole montagne reggenti pagode, palazzi di abitazioni. Il tutto sotto un sole cocente mentre fuori si svolgeva la solita giornata di frenesia e di caos.

sabato 16 marzo 2013

Diciasettesima puntata - Diario di Pechino


25 luglio 2013 - Pechino


L'ho fatta grossa. Stavolta ho sbagliato e in più non c'è modo di tornare indietro.

Avevo fatto una sfilza di errori: avevo pagato con la carte di credito perchè ero bagnata e non volevo fare la fila in banca. Ero bagnata perchè avevo capito male dove dovevo andare così ero dovuta ritornare indietro. Avevo pagato con la carta e quando l'impiegata mi aveva mostrato l'importo non ci avevo fatto caso che al posto di 3.500 yuan stavo per pagare 5.300 yuan. Ero stanca, bagnata e avevo fretta di finirla.

La cifra poi risultò essere corretta perchè mi ero iscritta a un corso intensivo con cinquanta percento di lezioni in più. Mi ero iscritta al corso intensivo perchè al momento di compilare il modulo avevo fretta ed era la terza volta che mi chiedevano qualche nuovo documento da esibire. Avevo fretta perchè avevo paura che mi potessero rifiutare per qualche motivo. Così avevo sbarrato la casella delle quattro settimane, sapevo che c'era anche un corso di cinque settimane – da evitare, e non mi ero curata di verificare altro.


Così eccomi qua con la prospettiva di immergermi nello studio senza possibilità di scampo. In fondo sono qui per questo, non è vero?!

C'è stata una pioggia fortissima stamattina. Gli ombrelli non sevivano più di tanto. Le scarpe calpestavano litri d'acqua prima di toccare terreno e il vento infilava i raggi di pioggia ben sotto gli ombrelli. Più tardi il sole ha fatto capilino per un attimo per poi minacciare di nuovo pioggia, alternandosi così per un bel po'. Infine, verso il tramonto, abbiamo potuto respirare: c'era sole e aria fresca, un gioiello insperato.

I balconi dei dormitori si sono subito riempiti di panni stesi ad asciugare. Il mondo intero ha riaperto i polmoni per respirare l'aria pura.

domenica 10 marzo 2013

Sedicesima puntata - Diario di Pechino















24 luglio 2013 - Pechino


Anche oggi ho preso un impegno in città: sono andata a visitare un vecchio hutong. Me ne ha parlato tempo fa una signora e stranamente mi era rimasto impresso nella memoria il nome della fermata. Di metrò ce ne sono tante ma fermata con quel nome fortunatamente ce n'era una sola.

La nebbia era viscida e mobile, forse ancor più di ieri, tempo ideale per gironzolare nei hutong – pensavo.

Nove anni fa ne avevo visitata una che era in condizioni assai più spregevoli. Ricordo i carrettini e i bambini che correvano su e giù. Adesso invece c'erano delle toilette ad ogni entrata e le vie erano sgombre e pulite. Non così gli alloggi: bastava entrare in uno dei cortili che ne inglobavano alcune che l'ordine della strada fosse subito un lontano ricordo. Le entrate delle singole abitazioni, i gradini, le porte erano in un disordine inimmaginabile, per non parlare della sporcizia, dei panni stesi, della robivecchia. Cerchioni di biciclette, poi le biciclette stesse buttate lì in un androne dal disegno raffinato e da un intonaco putrefatto.

Ve n'erano pure delle eccezioni: con sforzo disumano si conservava dell'antico e si dava la cura necessaria ad alcune piante, quasi a contrastare la massiccia presenza del caos.

Perdersi in un hutong è facilissimo. Ho represso in più occasioni la solita voglia di percorrere qualche scorciatoia, preferendo la riluttante ovvietà dello percorrere le stesse strade a ritroso. Come premio non solo non mi sono persa ma ho fatto in tempo a raggiungere le amiche per il pranzo.

sabato 2 marzo 2013

Quindicesima puntata - Diario di Pechino

23 luglio 2011 – Pechino

Ho comprato la tessera del tram (veramente di tram qui non c'è ne nemmeno uno).

Quando mi avevano chiesto quaranta kuai al posto dei venti previsti non mi ero ricordata dello student's card che m'avrebbero fatto avere lo sconto, avevo pagato i quaranta kuai e basta. Ero già sulla metrò quando mi ero data della cretina ma ormai era troppo tardi.

Ok. Sono andata in centro. Mai più! Per cambiare metrò abbiamo fatto mezzo chilometro in fila indiana, in fila per sei, s'intende. Grondavo sudore da ogni parte. La metrò, poi, era gelata naturalmente. Wang Fujin è una delle vie del centro più visitate in assoluto. Sta a est dalla piazza Tian An Men. “A est” come dicono qui a Pechino, mica “a destra” come diciamo noi comuni mortali. La libreria che cercavo era una delle più vecchie e poi, forse, non si trovava a est bensì a ovest dalla famosa piazza. Dipende dai punti di vista.

Può esservi qualcosa famosa per la tristezza? Tian An Men lo è. I cinesi che affollano la piazza forse neanche se lo ricordano. Al posto della memoria celebrativa avranno la memoria dell'anatra all'arancia. Non avrei dovuto pensarlo così ma in certi momenti è inevitabile farlo.

Finito di comprare i libri e i dvd era ora di pranzo. Avevo scovato una trattorietta con la promessa di cibo fatto secondo l'usanza della casa quindi ordinai dei ravioli e un piatto con le verdure. I ravioli risultavano essere davvero fantastici (all'interno v'era del ragù a base di agnello) e il piatto con le verdure (peperoni e cipolle) conteneva pezzi di pesce in salsa agro-non-so-che. Era tutto buonissimo. L'unico problema era che i ravioli erano venti e il piatto a base di pesce bastava per tre.

Avevo fatto impacchettare ciò che era avanzato ma poi, quando stavo per uscire dalla metrò, non volevano farmi passare al controllo.