sabato 2 marzo 2013

Quindicesima puntata - Diario di Pechino

23 luglio 2011 – Pechino

Ho comprato la tessera del tram (veramente di tram qui non c'è ne nemmeno uno).

Quando mi avevano chiesto quaranta kuai al posto dei venti previsti non mi ero ricordata dello student's card che m'avrebbero fatto avere lo sconto, avevo pagato i quaranta kuai e basta. Ero già sulla metrò quando mi ero data della cretina ma ormai era troppo tardi.

Ok. Sono andata in centro. Mai più! Per cambiare metrò abbiamo fatto mezzo chilometro in fila indiana, in fila per sei, s'intende. Grondavo sudore da ogni parte. La metrò, poi, era gelata naturalmente. Wang Fujin è una delle vie del centro più visitate in assoluto. Sta a est dalla piazza Tian An Men. “A est” come dicono qui a Pechino, mica “a destra” come diciamo noi comuni mortali. La libreria che cercavo era una delle più vecchie e poi, forse, non si trovava a est bensì a ovest dalla famosa piazza. Dipende dai punti di vista.

Può esservi qualcosa famosa per la tristezza? Tian An Men lo è. I cinesi che affollano la piazza forse neanche se lo ricordano. Al posto della memoria celebrativa avranno la memoria dell'anatra all'arancia. Non avrei dovuto pensarlo così ma in certi momenti è inevitabile farlo.

Finito di comprare i libri e i dvd era ora di pranzo. Avevo scovato una trattorietta con la promessa di cibo fatto secondo l'usanza della casa quindi ordinai dei ravioli e un piatto con le verdure. I ravioli risultavano essere davvero fantastici (all'interno v'era del ragù a base di agnello) e il piatto con le verdure (peperoni e cipolle) conteneva pezzi di pesce in salsa agro-non-so-che. Era tutto buonissimo. L'unico problema era che i ravioli erano venti e il piatto a base di pesce bastava per tre.

Avevo fatto impacchettare ciò che era avanzato ma poi, quando stavo per uscire dalla metrò, non volevano farmi passare al controllo.

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